Non solo buste

Quante volte pensando ad una lettera ricevuta o ad un pacchetto regalo ci torna in mente la busta o il particolare incarto che avvolge il dono e che ci racconta la cura e lo sguardo creativo del mittente.

Sicuramente questo è stato uno dei pensieri che hanno accompagnato l’idea di un concorso per raccogliere buste provenienti da tutto il mondo, realizzate ed inviate a Torino da artisti noti o da sconosciuti partecipanti.

La mostra Mail Art for Miro Modo è il felice esito di questa raccolta. Quasi trecento buste sono esposte fino a venerdì 19  a Torino in via Bligny 9 presso l’associazione Miro Modo che con questa mostra inaugura la sua sede torinese.  Spazio dove calligrafi, disegnatori, scrittori e artisti di differenti discipline intendono praticare l’arte della bellezza creativa frutto di ricerca condivisa e di contaminazioni.

Molti gli sguardi che hanno animato le giornate di sabato 13 e domenica 14 regalando all’inaugurazione il sapore del viaggio che inizia nella giusta direzione.

L’orario di apertura è dalle 17.00 alle 19.00. L‘ingresso è gratuito. Merita una sosta.




Vicini e balconi

I balconi sono diventati piacevole consuetudine che ritma il tempo, nella via dove abito, segnano l’arrivo della primavera ricoprendosi di colori, nella corte dei palazzi che si guardano, accarezzano lo sguardo dei vicini, incuriosiscono la vista della nuova bambina, che da poco abita lì.

I miei balconi. Da quest’anno lo so.

Complice una tardiva influenza il rito tardava a compiersi, giacevano secchi tra il ferro delle ringhiere vecchi rami polverosi. I veli da sposa ormai grigi, inutili protezioni, ricoprivano, ancora, il tutto. È maggio ormai. Un segno che non giunge, l’alterarsi di un’abitudine.

Allarme tra i vicini che attendono, prima, e poi, chiedono, ed io, incredula, rispondo. “Sono solo in ritardo …”. L’attesa di quel rito mi sorprende, sento la cura, avverto gli sguardi e con leggerezza rifioriscono vasi e ciotole, sfumature, profumi e colori esplodono tardivi nei miei balconi, gemme vigorose e rigogliose ripagano e godono nello schiudersi.

Ed ora, come sempre, con il primo caffè albeggiante, sorseggiato sul balcone, tra il profumo delle surfinie, che chiedono di essere ripulite, mattina dopo mattina, per i giorni a venire, fino al prossimo inverno, ci riprendiamo cultura gli uni degli altri.

Il testo nasce da una suggestione di scrittura proposta da DoppioZero, #abbiculturadite.
Per saperne di più www.doppiozero.com.




Come le perle di una collana

Scrivere è necessariamente un processo che prevede una selezione dei contenuti.

La nostra scrittura non sarà mai esaustiva e completa. È importante fare la pace fin da subito con questo aspetto e ridimensionare le nostre aspettative, sia che si tratti della nostra autobiografia o della scrittura della biografia di qualcun altro.

È importante quindi definire l’ambito e il contesto della nostra scrittura e cercare di tenerci dentro i confini che ci siamo dati. La cosa migliore da fare è individuare un tema che potrà svilupparsi in singoli episodi o in episodi conseguenti un po’ come un racconto a puntate. Se ad esempio vogliamo raccontare le nostre vacanze, possiamo iniziare da un episodio e poi ricostruire altri episodi accaduti prima o dopo l’episodio che funge d’avvio alla scrittura. Un po’ come se fossero le perle di una collana e potessimo decidere come farla, quante perle inserire, di quale grandezza e colore e così via. Possiamo realizzarne di diverse fatture: a ciondolo, un solo frammento darà luce al gioiello, un collier regolare o un insieme fantasioso, monocromatico o multicolore.

Ogni scrittura così come ogni collana sarà originale e unica.  La vostra collana, la vostra scrittura.




Scrivere. Luoghi comuni e ricordi di scuola

Molti luoghi comuni e ricordi accompagnano la decisione di avviarsi alla scrittura.

Il timore della pagina bianca, spazio vuoto che tuttavia si sa, prima o poi, di dover colmare. Il dovere di scrivere. Il sollievo quando finalmente si trova l’incipit, le prime magiche parole che, sbloccando l’ispirazione, danno il via al testo. Dopo l’incipit tutto sembra più semplice, il più ormai è fatto. La stessa difficoltà e spesso lo stesso imbarazzo sembrano accompagnare lo scrivere, sia che lo si faccia per se stessi, sia che si utilizzi la scrittura come dispositivo professionale ed educativo. Ma non è solo la pagina bianca che spaventa.

Tutti si ricordano certamente della celebre frase latina verba volant scripta manent che da sempre sembra consigliare di lasciare il proprio pensiero e le proprie intenzioni scritte. Questo antico proverbio, che trae origine da un discorso di Caio Tito al Senato romano, insinua la prudenza nello scrivere, perché, se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti possono sempre essere considerati documenti incontrovertibili. È curioso notare che questa è l’interpretazione che se ne dà oggi, in origine infatti verba volant scripta manent aveva una valenza del tutto diversa, quasi opposta. In un’epoca in cui i più erano analfabeti, stava a indicare che le parole viaggiano, volano di bocca in bocca, e permettono che il loro messaggio continui a circolare, mentre gli scritti restano, fissi e immobili, a impolverarsi senza diffondere il loro contenuto. Oggi la scrittura è considerata strumento che non lascia troppo spazio al dubbio interpretativo; mette, come si dice normalmente, nero su bianco, definisce pensieri e contenuti e, così facendo, espone.

La scrittura espone, non è neutra. Scrivere richiede un impegno… il ricorso alla scrittura impone prima di tutto un osare, non lasciare in silenzio qualcosa. Che dire poi dell’esperienza scolastica di cui molti sono ancora testimoni, dove sullo scritto spesso troppo espressivo (chi almeno in adolescenza non si è misurato con la poesia e la scrittura evocativa?) incombeva la penna rossa delle correzioni e il contenuto espressivo del lavoro svolto finiva in secondo piano, inesorabilmente, rispetto alla valutazione delle correttezza sintattica del testo scritto.

Un ricordo forse non più realtà della scuola di oggi, ma che condiziona ancora molti di coloro che frequentano i laboratori di scrittura.