Vicini e balconi

I balconi sono diventati piacevole consuetudine che ritma il tempo, nella via dove abito, segnano l’arrivo della primavera ricoprendosi di colori, nella corte dei palazzi che si guardano, accarezzano lo sguardo dei vicini, incuriosiscono la vista della nuova bambina, che da poco abita lì.

I miei balconi. Da quest’anno lo so.

Complice una tardiva influenza il rito tardava a compiersi, giacevano secchi tra il ferro delle ringhiere vecchi rami polverosi. I veli da sposa ormai grigi, inutili protezioni, ricoprivano, ancora, il tutto. È maggio ormai. Un segno che non giunge, l’alterarsi di un’abitudine.

Allarme tra i vicini che attendono, prima, e poi, chiedono, ed io, incredula, rispondo. “Sono solo in ritardo …”. L’attesa di quel rito mi sorprende, sento la cura, avverto gli sguardi e con leggerezza rifioriscono vasi e ciotole, sfumature, profumi e colori esplodono tardivi nei miei balconi, gemme vigorose e rigogliose ripagano e godono nello schiudersi.

Ed ora, come sempre, con il primo caffè albeggiante, sorseggiato sul balcone, tra il profumo delle surfinie, che chiedono di essere ripulite, mattina dopo mattina, per i giorni a venire, fino al prossimo inverno, ci riprendiamo cultura gli uni degli altri.

Il testo nasce da una suggestione di scrittura proposta da DoppioZero, #abbiculturadite.
Per saperne di più www.doppiozero.com.

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Pubblicato in Sulla restituzione biografica, Come scrivere, Senza categoria.

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