Baratto culturale. Una storia in cambio di…

Baratto culturale.
Una storia in cambio di… un soggiorno partecipato.

Il baratto, forma antica di commercio e scambio. Ma oggi? Quale baratto è possibile?

E’ possibile offrire un baratto culturale? Una storia in cambio di…

Forse una storia per un soggiorno partecipato? La possibilità di entrare da protagonisti nella vita che anima i giorni di un paese dell’entroterra sardo, osservarne e conoscerne da privilegiata le abitudini, gli usi e i costumi. Un baratto culturale. Una storia in cambio di… un soggiorno partecipato. Non c’è denaro, non c’è quantificazione esatta, c’è la voglia di incontrarsi, di scoprirsi e di confrontarsi per infine restituirsi una storia, un racconto in omaggio, che diviene traccia.

All’inizio l’incontro grazie alla piattaforma internazionale timerepublik.com , una banca del tempo on line per lo sviluppo di un’economia collaborativa, poi la conoscenza, prima virtuale poi reale, ed infine la parola, l’esperienza che si fa testo e forma, diviene restituzione.

Ecco un assaggio della restituzione realizzata al termine del nostro primo incontro, la traccia del nostro primo baratto culturale.

Ricordi per Cuglieri

Terra aspra di gusti e di profumi ma delicata d’acqua e di stelle generose di luce e di visioni. Un luogo dove l’antico tenacemente resiste nelle fibre forti delle pietre che tutto raccontano e nascondono e nella tenacia degli uomini e delle donne che lo abitano da sempre, di generazione in generazione.

Occhi chiari, limpidi e cristallini come le acque dei rivi e dei ruscelli illuminano i volti delle donne, che non ti aspetti in questi luoghi forgiati dal ferro e dai vulcani antichi. Ritrovi negli uomini la forgia dei metalli e la fatica del lavoro duro che tempra più del fuoco e della pietra.

A Cuglieri il mare e la montagna si incontrano e si fondono in un paesaggio lussureggiante e profumato, le storie delle famiglie si intrecciano tra loro e accolgono il nuovo, il diverso, lo straniero che curioso cerca di capire, carpire il segreto e fare anche un po’ propria la forza della radice antica che resiste tra le pietre della storia. Comprare le pietre, rimetterle a nuovo, insediarsi tra gli altri per cercare un luogo dove posare anche la propria radice, per sostare e riposare, e, forse, domani ripartire.

Una storia che pare quasi di famiglia, anche se antica di mille e mille anni.

Cuglieri, la storia, il luogo, le persone, il cibo, gli animali, il ritmo del tempo, il caldo e il freddo. Si ritorna ad un primitivo dimenticato ma necessario, dove il fuoco, tra gli elementi, insieme all’acqua abbondante come non mai in Sardegna, all’aria profumata di erbe e spezie e alla terra nutriente, ritornano ad essere prima di tutto elementi di vita e non pericoli, da cui tenersi lontani e di cui avere paura. Un fuoco che abita i camini, le cucine, le serate all’aperto, i cibi, i vini forti e maturi, le pietre nere che ornano i giardini e le case, i manufatti in ferro fuso lavorati incandescenti.

Cuglieri e la sua lingua, un sardo che si rincorre come una cantilena che parte piano e poi si increspa, rincorre le parole e le consonanti mai cosi piene fino in fondo, mai così importanti per fare la differenza. Lingua di nenie e filastrocche, di poesie rituali e di basi ritmiche che portano al canto parlato e ai giochi dei suoni, da sempre e per sempre.

 

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